Un Arcano senza numero ed uno senza nome
uniche due eccezioni sul mazzo dei Tarocchi
Ogni viaggio inizia con un po’ di follia...
I tarocchi sono un percorso antichissimo, la cui storia si perde indietro nei secoli, attraverso il viaggio dell’anima su questo pianeta.
La carta senza numero, da molti erroneamente chiamata carta zero, Il Matto, segna l’inizio di questo percorso. Aprendo gli Arcani Maggiori si snodano le tappe dell’anima in un percorso fatto di luci e di ombre, dove le ombre e le luci si confondono e fondono assieme per creare le sfumature che compongono il cammino individuale. Un cammino dove nulla, se non apparentemente, è lasciato al caso. La vita stessa ci obbliga a percorrere strade più luminose ed altre decisamente più impegnative, sentieri che talvolta sembrano del tutto estranei a quanto avevamo pianificato.
Il Matto, armato solo di bastone e bisaccia, con un cane (spesso azzurro! simbolo di apertura alle influenze del cielo) che forse lo spinge, forse lo guida, forse lo segue, si avventura con lo sguardo dritto all’orizzonte sul percorso a lui designato. Magari entrerà nella Selva Oscura di Dantesca memoria o più probabilmente farà ciò che è inevitabile, andrà là dove è scritto che deve andare. Ma ci va con fiducia, come solo i matti sanno fare, facendo suonare i campanelli appesi al suo abito, un passo dopo l’altro, senza fretta. Il Matto è la spinta primordiale, quella che ognuno di noi ha provato, almeno una volta nella vita, nel momento della nascita.
E’ energia che crea e distrugge quello che deve creare e quello che deve distruggere, pronto a trasformarsi in ciascuno degli Arcani Maggiori che incontrerà sulla sua strada, senza paura di diventare Papessa o Imperatore, fino all’incontro con la sua parte diametralmente opposta, l’Arcano Senza Nome che però è segnato dal numero 13, conosciuto come La Morte.
Un Arcano senza numero ed uno senza nome, le uniche due eccezioni sul mazzo dei Tarocchi.
L’Arcano senza Nome si colloca a metà del mazzo e questo già dovrebbe far comprendere che non si tratta di una carta di chiusura o di fine. Queste due carte sembrano dialogare fra loro in una lingua fatta di simboli e possiedono diverse similitudini, qui l’energia primordiale, esplosiva e senza freni del Matto scende nelle profondità e si fa materia, la falce taglia, senza pietà tutto ciò che appesantisce e ostacola il cammino iniziatico, quello a cui ognuno di noi è in qualche maniera chiamato. Qui la distruzione viene elevata a creazione, per fare spazio al nuovo che arriva bisogna lasciar morire quello che crea ostacolo. La carta non ha nome, perché l’incontro con i propri demoni non può essere catalogata, segna l’inizio di una nuova consapevolezza, l’evoluzione da giullare ad angelo, dove l’angelo non è il cherubino dipinto, paffuto e grazioso, ma il tremendo messaggero delle verità divine che possiamo scorgere con un solo occhio in questa dimensione. Di nuovo la fiducia, di nuovo il tuffo nell’ignoto, di nuovo il cambiamento. Stavolta non ci sono cagnolini e campanelline a farci compagnia, questo è il cuore della Selva Oscura, qui si deve guardare in faccia il Vero, anche se non si ha voglia. E’ l’essenza che chiama, dopo averci tolto tutto quello che credevamo nostro, ci ricorda la nostra vera appartenenza e ci chiede di non aver paura: saremo di nuovo l’Imperatore, la Stella e la Giustizia, ma lo saremo in una versione rinnovata ed alchemicamente trasformata. Qui si compie l’opera al nero, il primo vero inizio, il resto è solo spinta primordiale e vitale mentre adesso diventa necessario “morire” per rinascere.
Dalla penna sciamanicamente profonda di Elisa Capponi, per Mandorla Mistica
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